Carissima, ieri sera sono stata al cinema di Piangipane con
degli amici: questo è un teatro sociale, che si trova a Piangipane, sorretto da
coraggiosi volontari, il martedì proietta film (spesso d’essai) e la cosa
meravigliosa è che lo si vede come nei vecchi café chantant dove si è seduti in
tavoli con poltrone rosse e si può bere e mangiare durante lo spettacolo.
Insomma, il martedì sera lì dentro puoi tranquillamente pensare di essere in un
vecchio locale parigino; posti così ne ho visto qualcuno solo a Napoli e io li
adoro. Nel teatro di Piangipane, le “sfogline” locali (vecchie signore che
tirano la sfoglia per la pasta all’uovo) preparano i cappelletti che vengono
serviti durante l’intervallo con un bel bicchiere di Sangiovese. A te
piacerebbe questo posto, credo. Ieri sera proiettavano un film che
probabilmente non avrei scelto mai: un film inglese, lo stesso regista di
Nottingh Hill, credo si intitolasse Questione di tempo.
Ad ogni modo, il film
narra di un ragazzo che vive in un posto splendido sul mare in Cornovaglia, con
la sua famiglia, una famiglia stile Mulino Bianco – ma senza gay! Il ragazzo ha
un dono particolare ossia può tornare indietro nel tempo e modificare le cose
che erano successe. Il plot è tutto lì. La vicenda del film però, benché leggera
e tipicamente anglosassone nello humour, cerca di dimostrare come la modifica,
anche migliorata, di un solo dettaglio del proprio passato determini
inequivocabilmente un completo stravolgimento del presente e quindi del futuro
di quella persona. Inoltre, a volte, la modifica di un dialogo, una parola di
un momento passato NON determina nessun effetto (voluto) del presente e quindi
del futuro. Tipo: lui si invaghisce dell’amica di sua sorella che va in vacanza
da loro e tenta di farla innamorare ma benché cambi continuamente il momento e
il modo in cui si dichiara, lei, in modi sempre diversi, lo rifiuta. Il
giochino finisce solo quando lui mette al mondo un figlio. L’evento della
nascita spazza via il passato che è possibile modificare. Si, un film leggero,
ma mi è scesa una lacrima che ormai non riesco ad emettere neppure per Kramer
contro Kramer. E’ inevitabile pensare al destino in questo film, cioè chi ha
scritto il soggetto è senza alcun dubbio certo che esista un destino
preordinato e non lo si può modificare in alcun modo. Il presente, il futuro,
dunque, non sono strettamente il risultato di un particolare passato.
Sembrerebbe una visione incredibilmente cattolica in un film incredibilmente
laico.
La lacrima mi è scesa perché ho pensato al mio di destino,
perché ho riflettuto in quella sala buia mentre scorrevano le immagini.
Nonostante mi sia venuto il torcicollo per quanto guardi al passato non
servirebbe a nulla modificarlo, nulla eviterebbe il prodursi di ciò che è.
Allora, mi chiedo, che ci si sbatte a fare? Io sono abbastanza solidale con
l’idea del destino per ciascuno di noi, è l’unico punto che riesca a farmi
digerire che ci siano tante ingiustizie: tutto è già stato ordinato perché
fosse così. Strano pensiero per una quasi atea, no?
Non consiglio questo film: troppo poco profondo per un
cinema d’autore, troppo poco leggero per una commedia divertente e
rinfrescante.
Ti abbraccio,